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Timore di Dio

IL TIMORE DI DIO
23 novembre  2025

VANGELO

Dal Vangelo secondo Luca – Dopo che ebbero crocifisso Gesù, il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». I soldati gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».  

RIFLESSIONE

“Ma tu non hai timore di Dio?”. Oggi il ladrone in croce ripete a noi questa domanda.

Non chiede se abbiamo paura di Dio, ma se abbiamo timore.

La paura riguarda gli effetti, il timore riguarda gli affetti.

La paura è reazione di difesa, il timore è un senso di premura.

Io ho paura che qualcuno mi derubi, mi ferisca, mi attacchi, invece ho timore di far male, di sciupare, di rovinare.

Quando da bambino dicevo “ho paura”, mia nonna diceva: “C’è da avere paura solo di fare il male!”. 

Una volta di chi viveva con idee chiare, principi profondi, atteggiamenti limpidi si diceva che era “timorato di Dio”. Un complimento meraviglioso andato perso purtroppo.

Il timore di Dio è quindi il senso del valore dei valori, è l’alfabeto di ciò che credo, che scelgo, che offro.

Nel mio primo giorno di scuola, in prima elementare, la maestra ha appoggiato sulla cattedra una scatola di legno. Ha sollevato il coperchio e ha tirato fuori lentamente, una dopo l’altra, a sorteggio, le lettere dell’alfabeto. Quando ha posto l’ultima sulla formica verde della cattedra, le ha fatte passare nelle mani di ciascuno, una per una. Poi ci ha spiegato che erano 21 e ci ha detto: “Possono sembrare poche, ma con queste lettere, d’ora in poi, potrete fare tutto: costruire e distruggere il mondo, far nascere e far morire, fare il bene o far male, amare o soffrire, minacciare o aiutare, chiedere o giudicare, ridere o offendere, consolare o ferire, creare o inquinare”.

I valori e i principi non negoziabili, sono pochi, ma sono essenziali come le 21 lettere dell’alfabeto. Compongono ogni cosa anche se non badiamo mai a loro.

Proviamo oggi ad aprire la scatola della nostra coscienza prendendo in mano il senso delle nostre priorità, la speranza delle nostre attese, i criteri delle nostre valutazioni.

Un’essenzialità da recuperare anche nella fede, come ricorda il primo viaggio di Papa Leone in questi giorni in Turchia e Libano per commemorare il 1700 anni del Concilio di Nicea.

Fu il primo concilio della storia. Rinsaldò unità e comunione, risolse controversie teologiche, definì la data della Pasqua, aprì il dialogo con l’impero romano, ma soprattutto il frutto fu il testo del “credo” che ancora oggi recitiamo.

Ogni parola del credo che diciamo con superficialità scontata ha invece il peso di migliaia di donne e uomini che sono morti pur di non inquinare la loro coerenza e di infinite persone che hanno speso la vita per migliorare il mondo ispirati, illuminati, sostenuti da questa fede.

C’è bisogno di tornare all’essenza di ciò che crediamo.

C’è bisogno di un’alfabetizzazione ai valori.

Mi chiedo: cosa è per me davvero fondamentale?

Ma io ho timore di sciupare il bello, il buono, il vero?

Entrare nella logica di Dio, sceglierla come politica di vita (questo significa considerare Gesù come Re), vivere un “credo” è il segreto del benessere, dell’essere-bene. È per ciascuno l’alfabeto per creare angoli di paradiso, non chissà quando e chissà dove, ma qui ed ora.

 

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CELEBRAZIONE DELLA MESSA

Sabato – ore 18

Domenica – ore 18 (NO alle 10)