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In chiesa c’è il deserto

IN CHIESA C’È IL DESERTO:
9 marzo 2025 – 1a domenica di Quaresima 

 

VANGELO

Dal Vangelo secondo Luca – In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”». Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

RIFLESSIONE

“Le chiese sono deserte – si constata – ci sono solo le colonne”.

Le chiese sono “deserto”, ci indica invece la Parola di Dio.

La prima è rilevazione esterna, l’altra è esperienza interiore.

Tahar Ben Jelloun, scrittore marocchino, spiega: “Il deserto non si visita, si vive. Non è solo un luogo, ma è un’idea. È uno specchio da prendere sul serio. Più ci si passa del tempo, più si impara ad ascoltarne i misteri. Il deserto è un modo piacevole di fare psicoterapia, senza stendersi sul divano dello psicanalista”.

Gesù oggi ci accompagna nel deserto per mostrarci come noi siamo sempre tentati dal caos dell’accatastamento.

C’è la tentazione dell’appagamento di se stessi a scapito di altri, per fame di approvazione e di soddisfazione.

C’è poi la tentazione del sentirsi superiori, del pensare di avere sempre ragione, giudicando supponenti.

C’è infine la tentazione del fare a meno di Dio ammaliati dall’idolatria della mediocrità e della superficialità.

Per vincere il disordine accatastato dentro e intorno in questa Quaresima regaliamoci la possibilità del “deserto”.

Proviamo a entrare in una chiesa, da soli, nel silenzio e guardiamoci intorno osservando dettagli e caratteristiche. È un impegno più spirituale di tanti sacrifici pseudo-dietetici.

Chiederemo a colonne, archi, quadri, pavimenti, penombre e porte di svelarci i loro segreti per imparare a ricostruirci.

E visto che sembra che in chiesa ci siano solo le colonne, cominciamo a guardarle e a parlare con loro.

Tu, amica colonna, te ne stai ai margini, come spesso noi. Pensi “non ci sono solo io”, ma ci sei “anche” tu.

Ci insegni che ognuno è unico e prezioso a modo suo. Non c’è equilibrio sia se qualcuno manca, sia se ognuno non sta al suo posto con giusta vicinanza e corretta distanza.

Tu, colonna, non attiri l’attenzione su di te, a differenza di chi strombetta come l’organo o si gongola come i pizzi o fa fumo come il turibolo o luccichina come le candele.

Nella tua semplicità, in silenzio, porti i pesi del soffitto, tieni insieme i muri, proteggi chi ti è accanto.

Facci rendere conto di quante persone sono “pilastri” per noi come struttura portante o supporto o collante o rinforzo, ma anche di quanto noi lo siamo per altri.

Tu, colonna, poi, tendi verso l’alto e insieme vai in profondità, facendoci riflettere sull’essenzialità dell’interiorità. Sono solo i fondamenti solidi che fanno restare saldi, con la schiena dritta e la testa alta come stai tu.

Lo stile contrario della colonna è quello di chi è un cubo di cemento tozzo, pesante, tronfio, ingombrante, superficiale, bloccante, opprimente. È un rischio facile anche per noi.

Chiediamoci: quanto, quando, come io sono colonna o cubo?

Quali scelte e relazioni sono la mia colonna sonora?

Quali priorità sono colonna vertebrale del mio impegno?

La risposta proviamo a cercarla nel deserto di una chiesa. Abituati ad accatastare non è facile starci in silenzio da soli e prepariamoci ad essere tentati… ma tentati di essere felici!

 

 

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CELEBRAZIONE DELLA MESSA

Sabato – ore 18

Domenica – ore 10 e 18