CANTICCHIARE
11 maggio 2025 – 4a domenica del Tempo Pasquale
VANGELO
Dal Vangelo secondo Giovanni – In quel tempo, Gesù disse: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola”.
RIFLESSIONE
Se decidessi di smettere di essere cristiano cambierebbe qualcosa nel mio modo quotidiano di vivere?
Sarebbe diverso il mio stile di affrontare l’esistenza?
Qualcuno si accorgerebbe che è cambiato qualcosa in me?
La pagina del Vangelo di oggi mi ha stimolato queste domande pensando al “senso di appartenenza” a Cristo che l’immagine del buon pastore suggerisce.
Il pastore a noi non è comune come allora. È una figura che richiede impegno costante affrontando fatiche e disagi, che implica la flessibilità di cammini diversi, che rispetta la libertà dei singoli prima delle proprie esigenze, che obbliga a segnare il passo precedendo gli altri, che stabilisce limiti per evitare dispersioni, che esige premura, che mette in gioco tutto di sé.
Il pastore è un mestiere basato non su efficacia e efficienza, ma sulla custodia responsabile della vita.
Questa è la logica di Dio, anzi la musica della sua voce che ha la forza di smuovere il cuore e muovere i passi.
Riconoscerla non è facile però. Un fatto mi aiuta sul come.
Vienna. Nel Kärntnertortheater, tempio della musica classica, c’è grande attesa per la presentazione di una nuova opera. Il chiacchierato maestro si presenta con un frac verde. Metà del pubblico se ne va prima della fine. Un’autorevole rivista, The Quarterly Musical Magazine, descrisse il componimento come frivolo definendo l’autore un talento superficiale e dissipato.
Era Ludwig van Beethowen. Aveva proposto la Nona Sinfonia.
Una curiosità: i CD hanno il diametro di 12 cm perché il primo inciso fu proprio con questa musica e la dimensione fu determinata da questa scelta.
A chiedere “conosci la nona di Beethowen” molti dicono di no. “La nonna?” magari pensa qualcuno. Pochi sarebbero curiosi. Altri invece ne avrebbero nozioni e emozioni. Per illustrarla, potrei pensare di prendere lo spartito e mettermi a solfeggiarlo. Tanti non sarebbero in grado di capire se ciò che dico è vero: accetterebbero o ne sarebbero indifferenti oppure annoiati.
Se invece qualcuno prendesse uno strumento (sia da maestro che da dilettante) trasformando in suono il pentagramma oppure anche solo lo canticchiasse semplicemente, con poche note ognuno riconoscerebbe “l’inno alla gioia”. Sorridendo ciascuno a modo suo si unirebbe alla melodia. La musica allora non accolta ora è segno di unità dell’Europa.
La Bibbia offre un testo scritto spesso non compreso e gustato.
Come le note con la musica, così la Parola di Dio ha bisogno del mio agire e implicarmi. La voce di Dio può essere ascoltata solo grazie al suono delle nostre scelte e del nostro stile. La musica e Dio si affidano me, nonostante le mie stonature.
Non solo. Beethoven era sordo, come noi pensiamo sia Dio. L’armonia l’aveva talmente dentro da renderla contagiosa. Così è per la Parola di Dio, così può valere anche per noi.
Quanti gesti di amore, premura, sacrificio sono melodia divina. Ognuno può essere la voce del buon pastore che smuove, canticchiando con custodia responsabile l’armonia della vita (per se stessi e per chi ci è accanto). Così diventa possibile riconoscere Dio come “inno alla gioia” contagiando sorrisi.
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CELEBRAZIONE DELLA MESSA
Sabato – ore 18
Domenica – ore 10 e 18