L’UOMO VITRUVIANO
14 settembre 2025, festa della Santa Croce
VANGELO
Dal Vangelo secondo Giovanni – In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
RIFLESSIONE
Il disegno dell’Uomo Vitruviano di Leonardo rappresenta l’unione tra idea e realtà, logica e arte, fede e scienza.
Nella perfezione delle proporzioni sta a braccia allargate e a testa alta, all’interno di un cerchio e di un quadrato, forme considerate perfette nella sapienza antica.
Il quadrato rappresenta la terra, mentre il cerchio l’universo. C’è così totale sintonia con il mondo e con la storia.
L’Uomo Vitruviano, l’uomo completo, l’uomo equilibrato ha esattamente la stessa posizione del Crocifisso Risorto.
Guardare al Crocifisso come uomo proporzionato e realizzato fa vincere il rischio di essere uomini accartocciati e rassegnati.
Spesso la croce è solo un ciondolo al collo o un portafortuna sullo specchietto dell’auto o un quadro impolverato sui muri.
Cosa scegliamo? Il Crocifisso come criterio e stile di scelta o la croce come amuleto superstizioso e decorativo? Un Crocifisso impegnativo e interpellante o una croce bella e comoda?
Il 14 settembre 320 l’imperatrice Elena, madre di Costantino, andò a Gerusalemme per cercare di ritrovare la croce di Gesù. Nei pressi del Calvario, in un anfratto di roccia ritrovò diverse croci accatastate. La tradizione narra che per capire quale fosse quella del Signore facesse sdraiare un malato su ciascuna, certa che su quella giusta sarebbe guarito. Così fu. Il 14 settembre 335 nello stesso luogo venne consacrata la chiesa che racchiude il Calvario e il Santo Sepolcro. Per questo il 14 settembre è dedicato a festeggiare la croce.
Abbiamo bisogno anche noi di ritrovare il Crocifisso.
È l’invito del Vangelo che identifica Gesù innalzato sulla croce al serpente che Mosè elevò nel deserto su un bastone. Perché? Scappando dall’esilio in Egitto verso la terra promessa il popolo di Israele fu aggredito da serpenti velenosi. Erano non solo animali, ma rimpianti, rimorsi, dubbi, crisi. Il profeta indicò una scelta: si sarebbe salvato solo chi avesse sollevato lo guardato, puntato alto, cercato nuove prospettive. I serpenti strisciano, avvinghiano, fanno guardare in basso.
In bastone con due serpenti attorcigliati è un simbolo ancora usato oggi, in farmacia, perché ogni elemento può essere medicina o veleno. Tutto dipende da come si usa la realtà.
È denominato “caduceo”, detto anche colubro di Esculapio. Era lo scettro del dio greco Hermes e rappresentava pace e prosperità, ottenute la ricerca di equilibrio tra bene e male. Tutti nella quotidianità dobbiamo difenderci da persone e situazioni che stritolano e avvelenano come serpenti.
Siamo schietti: quale equilibrio cerchiamo? dove? come?
Abbiamo bisogno di guardare al Crocifisso per ritrovare il segreto per vivere in modo pieno la vita.
La volontà di stare sempre a testa alta per guardare oltre, l’abitare il quadrato della fatica e il cerchio dei sogni, la scelta di un abbraccio spalancato comunque è ciò che rende equilibrati, proporzionati, completi.
Così è Gesù, così è l’uomo vitruviano, così possiamo essere noi.