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Lotta tra lupi

LOTTA TRA LUPI
6 luglio 2025  

 

VANGELO

Dal Vangelo secondo Luca – In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi quelli che vi lavorano! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi chi lavori nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

RIFLESSIONE

“Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”, dice Gesù.

Un anziano Capo Indiano Apache condividendo saggi insegnamenti di vita con i giovani del suo villaggio, disse: “Dentro in me e in ognuno infuria una lotta tra due lupi.

Un lupo rappresenta la paura, la rabbia, l’invidia, il rimorso, l’avidità, l’arroganza, la delusione, la rabbia, la vendetta, l’autocommiserazione, il senso di colpa, la voglia di mollare, la frustrazione, i sogni infranti, l’egoismo.

L’altro lupo rappresenta la gioia, la pace, l’amore, la speranza, la condivisione, la serenità, l’umiltà, la gentilezza, la tenerezza, la passione, la generosità, la sincerità, la fiducia. 

È una lotta terribile, lunga e dura”. Poi tacque a lungo. Un giovane allora chiese al vecchio saggio: “E quale vince?”

Il Capo Apache rispose: “Quello che tu decidi di nutrire”.

Il Vangelo racconta oggi il momento in cui i primi discepoli cominciano a camminare da soli. Gesù, come un buon genitore che fa le raccomandazioni necessarie quando il figlio parte da casa per la prima volta, consegna ciò che più gli sta a cuore: “Rendetevi conto dei lupi, ma voi portate la pace”.

Tutto il resto diventa relativo e secondario. Se hai la pace dentro di te, la contagi, la ricostruisci, la difendi.

“Vai in pace!”. È lo stesso invito che chiude ogni Messa. Siamo sinceri, a volte si gusta e apprezza questo saluto finale perché esprime un “finalmente questa messa è finita!”. Chissà se sia per questo che si dice “rendiamo grazie a Dio!”.

Il latino era “ite missa est”, diventato un modo comune per mettere il punto finale, soddisfatti o rassegnati. Invece il termine “missa” significa “mandati”, quindi è un rafforzativo: “andate (ite) sentendovi mandati!”, “andate, adesso tocca a voi far diventare concreto in gesti e parole quelli che avete celebrato, incontrato, ascoltato”.

Non è l’abbassarsi del sipario, ma lo spalancarsi della realtà.

L’ultima parte della Messa (dopo la comunione) sembra la più breve, ma è in realtà la più lunga: si svolge in 2 minuti ma ha la durata di una settimana.

Spiega un’antica preghiera fiamminga (del XIV secolo), rielaborata da Raoul Foullerau e attribuita a Madre Teresa:

Cristo non ha mani, ha soltanto le nostre mani per fare oggi il suo lavoro.

Cristo non ha piedi, ha soltanto i nostri piedi per raggiungere gli uomini dove la vita accade.

Cristo non ha labbra, ha soltanto le nostre labbra per portare un vangelo di speranza.

Cristo non ha mezzi, ha soltanto il nostro aiuto per rendere il mondo migliore.

Noi siamo l’unica Bibbia che la gente legge ancora. Noi siamo un messaggio di Dio scritto in fatti non in parole.

La Messa “finita” va a finire in casa nostra, là dove si decide come stare in mezzo ai lupi e soprattutto quale nutrire.

 

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CELEBRAZIONE DELLA MESSA

Sabato – ore 18

Domenica – ore 10 e 18